Ma cosa sarà mai un susino autofertile?

susine
Curiosità

La natura è davvero qualcosa di strabiliante, che riesce a stupirci con le sue particolarità e le varietà di espressione: è questo il caso anche del susino autofertile, che come altri fiori e piante dello stesso tipo, ha la capacità di bastare a sé stesso per la fecondazione e riproduzione.

In che modo?

Si tratta di una specie ermafrodita, composta sia dagli stami che contengono il polline che dall’ovaio dove questo si deposita.

Basterà dunque l’azione del vento o della pioggia, oppure delle api e degli altri insetti impollinatori, affinché il polline si poggi nello stilo e nello stigma, e la fecondazione avvenga.

Questa fecondazione autonoma non lascia dubbi in merito alla certezza della riproduzione, giacché il polline resta all’interno dello stesso fiore; tuttavia il limite è che, non essendoci mescolamento genetico, i geni restano sempre uguali, compresi i difetti della pianta.

Accanto a questa specie si colloca quella delle piante autosterili, che invece non possono fecondarsi da sole, per cui il polline deve migrare da un esemplare maschile ad uno dotato di sistema riproduttore femminile: solo in questo caso la riproduzione è assicurata (tuttavia non di rado si “facilita” il processo con l’inseminazione manuale, prelevando il polline dal maschio e trasportandolo sul fiore femmina).

Se da un lato è chiaro che questo meccanismo presenta maggiori difficoltà rispetto al primo, è pur vero che il rimescolamento genetico consente il superamento di eventuali anomalie.

Tra le piante da frutto autofertili vi sono appunto i susini, come i Reine-Claude D’Oullins, dal colore giallo dorato, con polpa soda e profumata, o gli Stanley, con buccia violacea e polpa tende al verde, molto semplici da coltivare anche in vaso: e allora via all’autoproduzione di questo frutto dolce e saporito!