I costi di uno studio dentistico

Impresa e Business

Quando si tratta di dover tirare le somme sulle sorti di un’attività professionale, ci sono diverse componenti da valutare e da tenere in considerazione nel giudizio. In questo caso specifico, i costi di uno studio dentistico, tra fissi e variabili, rientrano perfettamente nel discorso sopracitato.

L’analisi relativa ai costi di uno studio dentistico è la condizione preliminare per dar vita ad un tariffario competitivo e vincente, in termini di successo e clientela. Niente a che vedere con la grandezza dello studio o della sua posizione strategica.

Il segreto è quindi concentrarsi su queste dinamiche, valutando talvolta eventuali accorgimenti da effettuare per migliorare l’esito, senza mai sottovalutarne nessuno aspetto.

Quali sono i costi fissi

Quando si parla di costi fissi, a prescindere dall’attività di riferimento, ci si appella a quelli che non vengono toccati dai volumi di attività dell’impresa in considerazione: indipendentemente dal fatto se si lavori tanto o poco. Per queste caratteristiche e per la loro natura, i costi fissi si distinguono quindi dai variabili.

Provando a spiegare nel dettaglio, nel caso in cui uno studio dentistico dovesse rimanere chiuso al pubblico per un periodo di tempo, sicuramente non verranno prodotti ricavi ma i costi fissi resteranno comunque inalterati. Questi ultimi, inoltre, si definiscono come le spese di gestione più consistenti sul totale.

Determinati costi fissi sono classificabili come tali poiché riconoscibili e tipici di uno studio dentistico. Tra questi si annoverano:

  • Spese di affitto o mutuo del locale; 
  • Stipendi ed eventuali contributi;
  • Consulenti da assumere, come commercialisti, avvocati, consulenti del lavoro ecc;
  • Utenze e consumi vari;
  • Assicurazioni e manutenzione;
  • Spese di pulizia;
  • Tasse di importo fisso;
  • Contributi da versare all’Ordine;
  • Costi di formazione obbligatoria, ecc.

Nella categoria dei costi fissi si possono distinguere altri due insiemi ulteriori: costi fissi diretti e costi fissi indiretti. Nel primo caso ci si riferisce ad un oggetto di costo determinato e non, quindi, a tutta la produzione. Un esempio lampante in questo senso può essere la spesa del commercialista, tradizionalmente legata a qualsivoglia tipologia di attività, che è nella fattispecie un costo fisso indiretto. Di contro, l’acquisto di strumenti specifici essenziali per lo svolgimento della professione, rappresentano un costo fisso diretto.

Un costo da mettere a bilancio è sicuramente la polizza assicurativa dello studio odontoiatrico, resa obbligatoria dalla Legge Gelli. Non è facilissimo inquadrare la questione, specie quando ci si avvale anche di collaboratori esterni una tantum: occorre assicurarli? Sul portale di Rc Medici si trova una spiegazione chiara di come impostare l’assicurazione.

Come calcolare i costi fissi

Se ci si chiede come si effettua il calcolo dei costi fissi di uno studio dentistico, esiste una risposta univoca: su base annuale. Per farla breve, si prende il bilancio dell’attività e si estraggono le voci di costo, successivamente si sommano. Il risultato che ne scaturisce costituisce insomma l’ammontare dei costi fissi totali dello studio dentistico nell’arco temporale di un anno.

A seguire, se si divide questo risultato per 12, i mesi che costituiscono un anno, si ricavano intuitivamente i costi fissi mensili che uno studio deve affrontare.

Nella considerazione in cui si avvertisse la necessità di avere un quadro della situazione chiaro da cui partire, per effettuare eventuali modifiche, si dovrà allora appuntare precisamente tutti i costi in questione; lo scopo è trovare un’alternativa per risparmiare.

Per risparmio, a dispetto di quello che si pensa comunemente, non si intende solo l’atto di spendere meno ma di trovare una soluzione più conveniente, valutando sempre il binomio qualità-prezzo.

Ragion per cui, se per esempio il consulente del lavoro di riferimento è particolarmente esoso, non si decide di cambiarlo per questo, ma solo nel caso in cui non rappresentasse un ausilio valido rispetto ai costi che richiede. I servizi che garantisce, nel rispetto della sua professionalità, servono da criterio valutativo al fine di considerarlo o meno come spesa utile e necessaria.