Per poter parlare della corretta diluizione dei colori acrilici è necessario sapere quali sono gli elementi fondamentali che li compongono: si tratta di colori a base d’acqua, privi di solventi e additivi odoranti, e per questo adatti a impieghi casalinghi anche in presenza di bambini.
Le caratteristiche appena citate, tuttavia, si ritrovano anche nelle tempere: e allora cosa distingue gli acrilici da queste ultime?
Innanzitutto la presenza di resine che conferiscono agli acrilici caratteristiche particolari.
In secondo luogo la persistenza, per cui non solo lo strato sottostante non rilascia colore e non si scioglie se pure bagnato, ma risulta protetto dall’azione meccanica e dagli agenti atmosferici.
Questo rende i colori acrilici adatti sia a lavorazioni a strati che a decorazioni hobbistiche, al contrario delle tradizionali tempere, ideali per tecniche più acquarellate, giacché rilasciano costantemente colore se bagnate.
Discorso a parte merita la lucentezza: i colori acrilici per belle arti sono opachi nel 90% dei casi; tuttavia sono disponibili in commercio delle tipologie ad effetto smaltato, ideali per decorazione, che invece garantiscono una resa lucida.
Dunque, non si tratta di una caratteristica differenziale tra i due prodotti, essendoci gamme di acrilici molto brillanti e altre che invece risultano opache, e lo stesso per le tempere (la lucentezza potrebbe dipendere, come vedremo in seguito, da altri accorgimenti).
E anche la coprenza merita un approfondimento: esistono colori acrilici che hanno maggiore o minore capacità di copertura, ma l’eventuale trasparenza va considerata un pregio e non un difetto.
Spetterà a noi, in base alle specifiche esigenze, scegliere un prodotto piuttosto che l’altro: se, ad esempio, dovremo realizzare le ombreggiature di un viso opteremo per un acrilico trasparente o semi coprente; se vorremo imprimere una pennellata gialla su sfondo nero la scelta cadrà su un giallo coprente.
E arriviamo alla questione della consistenza: quella ideale permette di applicarlo con spatola senza che perda “corpo”.
Anche una leggera liquidità è accettabile, a patto che “non coli”.
La consistenza ideale è dunque il giusto equilibrio tra corposità e fluidità, ma dipende anche dal modo in cui il colore viene diluito al momento dell’impiego: la regola aurea per la diluizione è bandire i solventi a base oleosa o di spirito, procedendo invece con quelli a base acquosa.
Premesso infatti che con gli acrilici la diluizione è tutt’altro che necessaria, per cui può tranquillamente essere omessa (a meno che non si voglia creare un effetto acquerellato o non si necessiti di una pittura molto bagnata), basterà semplicemente miscelare e rimpastare le varie tonalità.
E anche nel momento in cui si dovesse procedere allo scioglimento, magari per garantirsi minore “resistenza”, il segreto sta nel non adoperare troppa acqua, onde evitare di “dilavare” il colore o di creare zone gocciolanti da dover asciugare a mano.
Se poi il nostro problema sono i segni delle pennellate, l’acqua non sarà affatto utile a farli sparire: molto meglio adoperare un pennello con setole più fini o più morbide.
Altro aspetto che caratterizza i colori acrilici, differenziandoli ad esempio da quelli a olio, è la rapidità di asciugatura, che da pregio può tramutarsi in difetto nel caso in cui necessitiamo di più tempo per realizzare i dettagli di una zona particolare del nostro dipinto.
Per non ritrovarsi il lavoro asciutto a metà dell’opera è possibile addizionare del medio ritardante, che ha proprio lo scopo di rallentare l’essiccazione degli acrilici.
E non si tratta dell’unico ausilio disponibile:
- se abbiamo bisogno di maggiore struttura per il colore, soprattutto se la tipologia è piuttosto fluida e perde corpo facilmente, possiamo adoperare dei gel medium, densi o vischiosi a seconda dei casi.
- se vogliamo creare delle zone “incolore” o rendere più trasparente e leggero il colore possiamo ricorrere ai gel densi.
- se desideriamo illuminare un acrilico opaco possiamo provare dei medium brillanti.